• Pubblicata il
  • Autore: BURATTINAIO
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L' allenatore - Caltanissetta Trasgressiva

L’allenatore


Sono andato in pensione l’anno scorso con uno dei tanti scivoli che vanno tanto adesso, e così a 54 anni, ancora abbastanza giovane, mi sono trovato a disporre di tantissimo tempo libero, e, avendo da sempre praticato il calcio in tutte le sue forme, è stato naturale trovarmi ad allenare una squadretta di quartiere, tutta di mini-atleti di circa 10, 11 anni.
A quell’età è difficile regolarli, vogliono tutti il pallone, ma con tanta pazienza e ridendo e scherzando avevo instaurato un rapporto con i miei campioncini, ma mai avrei pensato che mi sarei dovuto occupare anche di altro. Un pomeriggio, terminato l’allenamento, ero nel mio spogliatoio privato, e fatta la doccia stavo asciugandomi quando sento bussare alla porta. Convinto che fosse l’inserviente del campo gridai di entrare , tanto avevo l’accappatoio addosso. La porta si aprì e, sorpresa, si affacciò una testa piena di riccioli rossi, la mammina di uno dei miei atleti, una piccoletta tutto pepe, con due occhi verdi che durante l’allenamento sentivo sempre fissi su di me. Il figlio lo ricordavo come un talento naturale, da educare, ma già con l’istinto del campioncino. Un po’ imbarazzato mormorai delle scuse stringendo l’accappatoio, ma lei tranquilla entrò e sedendosi su una panca mi tranquillizzò dicendo che doveva parlarmie che quello gli sembrava il posto migliore per non essere disturbati. Cominciò subito: il figlio parlava solo di me, il Mister qui, il Mister là, la cosa stava diventando preoccupante.
Gli spiegai che era normale, oltretutto il piccolo era di una simpatia travolgente, sempre allegro, e quindi invogliava ed infatti era l’anima di tutto il gruppo; tentai di spiegargli anche che elementi simili sono ambiti perché amalgamo lo spogliatoio, e questo è un risultato ottimo. Aggiunsi anche che adesso capivo da chi aveva preso quel sorriso così luminoso, così pieno di gioia, perché in lei rivedevo con molto più fascino la stessa curiosità di vivere. Mi guardò con quegli occhi incredibili, e rispose dicendo che “…si, è vero, io sono molto curiosa, mi piace provare….tutto, senza remore “ accompagnò la risposta leccandosi le labbra con tanta naturalezza che sentii il cazzo sobbalzare. Ero appoggiato con una gamba sul lettino del massaggiatore, e lei era su una panca bassa, sporta verso di me, la camicetta si era allargata, e vedevo chiaramente il solco di due tette piene, costrette da un reggiseno bianco a balconcino. Tolsi immediatamente lo sguardo terrorizzato che si accorgesse e mi facesse una scenata, ma il suo sguardo non era più puntato verso il mio viso, ma verso la mia cappella che orgogliosamente svettava fuori dal’accappatoio, Fu un attimo di blocco totale, io imbarazzato non riuscivo a muovermi, lei ipnotizzata non riusciva a distogliere lo sguardo. Ora, io non sono certo uno stallone da film porno, ma i miei 22 cm. sono comunque sempre apprezzabili soprattutto quando spiccano su un accappatoio bianco che fa risaltare anche la mia abbronzatura. La sua mano si alzò lentamente, come indipendente dalla sua volontà, e seguendo il contorno della mia coscia, salì lungo l’accappatoio fino al cazzo; con la punta delle dita sfiorò la cappella tesa che reagì immediatamente con un sobbalzo ma lei fu veloce nell’afferrarla e tenerla stretta. Era una situazione incredibile, sembrava un sogno: io fermo con l’accappatoio aperto e lei immobile con il mio cazzo in mano e la lingua che guizzava sulle labbra.
Mi alzai lentamente e mi avvicinai al suo viso lei chiuse gli occhi e comincio a strofinarsi la cappella su tutto il viso sinchè senza una parola cominciò a leccarlo per correndolo lentamente per tutta la sua lunghezza. Le sue mani erano infilate nel mio accappatoio e mi stringevano il culo massaggiandolo , impastandolo con gusto. Ora le sue labbra erano ferme sulla cappella, sulla punta e lentamente, lentissimamente , vidi il mio cazzo sparire risucchiato da quelle ventose, e incredibilmente entrare completamente fino in gola. Sentivo la sua lingua carezzare il tronco e la cappella che toccava la gola ed ero in cielo, e sempre lentamente si tirò indietro facendoselo scivolare fuori. Vedevo la saliva colargli dalla bocca e lei raccogliendola con le dita me la rispalmava sul cazzo finchè nuovamente con il cazzo infilato nella sua gola e le mani serrate sulla sua testa a spingerla verso di me, non sentii le sue dita cercare il mio culo e prima che potessi accennare qualsiasi reazione un suo dito si infilò tutto intero nel mio culo; fu una sensazione sconosciuta, e sborrai come mai anche con il cervello pensando al mio cazzo nella sua bocca ed al suo dito dentro il mio culo. Sentivo la sborra esplodermi fuori e vedevo e sentivo la sua gola ingoiare tutto, e credevo di morire per quanta ne tirai fuori; non ne lasciò neanche una goccia e dopo mi guardò sorridente e disse con voce roca : “ Da quando ti ho visto in mezzo al campo con i pantaloncini corti ed a petto nudo sogno il tuo cazzo e adesso che l’ho gustato ne ho ancora più voglia, ma la prossima volta lo voglio dove dico io…” e così dicendo mi fece vedere le sue cosce aperte, la gonna arrotolata e le dita dell’altra mano che ancora entravano ed uscivano da una fica allagata, pronta per essere leccata, scopata, riempita di sborra come la sua bocca.
Cercai immediatamente di dare seguito, ma mi fermò dicendo che suo figlio ormai doveva essere pronto, e non poteva farlo spettare, ma che mi avrebbe chiamato lei appena possibile e avvicinandosi alla porta mi sorrise, e asciugandosi le labbra con un fazzolettino mi disse : ” …non crederai che sono l’unica mammina porca che aveva voglia del tuo cazzo, sono solo la più determinata, ma lascia che racconti del tuo cazzone e vedrai……”
Ed uscì lasciandomi appoggiato al lettino, esausto per tutto quello che mi aveva succhiato via dal cazzo. Riuscii soltanto ad allungare una mano per chiudere a chiave la porta preoccupato di dover subito rendere conto a qualche altra bocchinara genitrice. Però, era proprio vero quello che aveva detto, e con pazienza vi racconterò ancora della mia squadra di “ mammine troie “
Ciao dal Burattinaio

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